Nell’ultimo anno ho visto spesso condividere post con questo tema: “Sai fare molte cose e ti annoi quando ti dedichi ad una sola? Niente paura, sei un multipotenziale”.
Il termine “multipotenziale” ha cominciato a risuonare attraverso il web a partire dal famoso speech di Emilie Wapnick, career coach, scrittrice, blogger e community manager, ad una delle celebri conferenze del Ted. Il video di Emilie ha avuto, dall’Aprile del 2015 all’Aprile del 2018, più di 5 milioni di visualizzazioni, ed ancora oggi rappresenta un vero e proprio “Manifesto della multipotenzialità” e continua ad essere scoperto e condiviso da moltissime persone in tutto il mondo.
Dal suo blog, la Wapnick non può che descriversi così:
“I’m Emilie Wapnick, the founder, creative director, and resident multipotentialite here on the site. As you might imagine, I do a lot of different things. I write, speak, teach, design, make art, research, philosophize, explore, and tinker… Depending on the day.”
“Faccio tante cose diverse, dipende dal giorno”
Il multipotenziale, come dice la Wapnick, è qualcuno che non sente una precisa “chiamata” per qualcosa di specifico, ma che prova la spinta per una serie di stimoli differenti e li approfondisce fin quando essi sfamano la sua curiosità vagante. Il multipotenziale è dunque una specie di “nomade” della vocazione. Si sente attratto e si incammina verso molteplici mete, magari perdendo interesse una volta raggiunte. Viaggiatore più che residente, proiettato più che proiezione, diventa necessariamente un esperto di costruzioni di traiettorie più che un finalizzatore di progetti. Descritto in questa luce, il multipotenziale si direbbe vivere una condizione di meravigliose prospettive, ma non è tutto oro quel che luccica. All’aumentare delle variabili funzionali a cui potrebbe rispondere un multipotenziale, aumenta anche il grado di confusione, per non dire sospetto, insinuato in chi ha a che fare con lui. Inevitabilmente, prima o poi scatterà l’inesorabile domanda: “E quindi?”.
Il lato oscuro dell’essere multipotenziali
La società, la famiglia, l’ambiente di lavoro, lo Stato, ci chiedono in ogni momento di definirci, di dichiarare chi siamo, cosa facciamo, dove andiamo (“Chi siete? Cosa Fate? Cosa portate? Un fiorino!”, diremmo citando Benigni e Troisi). Ogni tipo di istituzione, sociale o politica, ha bisogno di sapere qual è il nostro posto per essere rassicurata riguardo al proprio. Non c’è un equilibrio costante quando gli elementi sono troppo mobili, così il sistema sociale tende ad una certa pigrizia mentale che chiede staticità. Ma a questo punto, le persone che vanno un po’ fuori dai margini come possono rispondere adeguatamente alle richieste del loro contesto di appartenenza? Cosa provoca in loro questa aspettativa di chiara definizione, che cala dall’alto come una sorta di piccola violenza? La risposta, data sempre dalla Wapnick, è piuttosto precisa: senso di inadeguatezza e senso di colpa. Può quindi sembrare una strada possibile quella di adeguarsi e limitarsi ad una strada in luogo di quelle altre quattro o cinque che ti muovono, ma dopo poco tempo ci si sente inevitabilmente scarichi, privi di entusiasmo, animo, ispirazione, scintilla. In poche parole, ci si sente profondamente infelici, e scarsamente funzionali.
Qual è il vantaggio dell’essere multipotenziali?
La Wapnick lo dice molto chiaramente, le tre top skillsdel multipotenziale sono:
- Idea Synthesis: ovvero combinare elementi di campi diversi per elaborare idee nuove e originali. Come è risaputo, l’abilità di innovare proviene proprio da questa capacità, trovare combinazioni nelle intersezioni di ambiti di natura diversa, e i multipotenziali sono naturalmente predisposti a risolvere i problemi combinando saperi diversi.
- Rapid Learning:capacità di imparare in fretta. I multipotenziali sono degli eterni praticanti, non si fanno spaventare dall’iniziare a imparare una cosa da capo. Oltretutto, mettono nel loro processo di apprendimento tutto ciò che hanno già acquisito precedentemente, creando un campo di conoscenza assolutamente unico.
- Adaptability: adattabilità alle situazioni in divenire, che è anche la prima condizione che li rende “accesi”. Non hanno timore delle cose che cambiano, anzi, sono profondamente stimolati da essi.
Il multipotenziale è ideale per il nostro tempo
È incredibile quanto siano ancora così forti le spinte esterne all’omologazione e alla schematizzazione in un’era come la nostra, dove tutto cambia a ritmi vertiginosi. Il nostro mercato del lavoro attuale è invaso da figure professionali che non esistevano cinque anni fa, e tra cinque anni chissà di quali tipologie di lavoro parleremo. Le aziende impazziscono per star dietro ai cambiamenti eppure tendono a dubitare di persone che si mostrano capaci di ricoprire più ruoli, adottando erroneamente il pregiudizio del “se sai fare troppe cose, non ne sai far bene nessuna”.
In un mondo che cambia, la dote più importante è saper cambiare. Se quindi questa è la vostra caratteristica, non vi scoraggiate e cercate di non farvi mettere limiti che non avete solo per andar bene al sistema da cui vi trovate circondati. Continuate a cercare il modo migliore per esercitare la vostra forma, vedrete che presto o tardi troverete il modo di realizzarvi a pieno. Siete o non siete maestri del viaggio?
Mi trovo spesso ad essere da tramite tra il mondo “adolescente” e quello “adulto”… Dove potrei indirizzare i miei ragazzi per collocarsi efficacemente in se stessi? O meglio, esiste una rete di individuatori di multipotenziali a cui potersi rivolgere in maniera, se non rapida, agevole?
Ciao Claudia, ci sono molte cose che si possono dire sui multipotenziali, e tra i libri in circolazione ci sono il testo della Wapnick “Diventa chi sei” e quello di Fabio Morganti “Multipotenziali. Chi sono e come cambieranno il mondo del lavoro”. Il sito di Sonia Eliceo https://multipotenziale.it/ è un altro posto dove si possono leggere interessanti contenuti al riguardo.
Dal mio piccolo posso consigliare però di non affrettarsci a definire “multipotenziale” qualcuno pensando che abbia bisogno di una realtà speciale nella quale essere accolto e magari allevato. Piuttosto siamo noi stessi, multipotenziali o meno, che dobbiamo essere capaci di scegliere la nostra strada al di là di quello che ci viene chiesto dai più, e solo con questa consapevolezza in mano, poi, decidere come proporre il nostro contributo al sistema società. Per quanto riguarda i giovani che ancora si confrontano con il sistema scolastico, la sfida è sicuramente sull’accettazione personale e il mantenimento di un livello adeguato di autostima, quando invece si diventa adulti il confronto avviene proprio in un sistema politico e sociale che ha anche ripercussioni materiali (il lavoro, quindi il guadagno economico e l’autonomia). Trovare il proprio posto nel mondo è sempre stata una sfida esistenziale di ogni tempo… non ci sono vie facili per scoprire chi sei e cosa puoi fare per gli altri. Serve lavoro su noi stessi, onestà personale e voglia di mettersi in gioco senza paura di fallire. Spero di averti aiutata.
Ciao, Paola,
complimenti per l’articolo. Concentrato, ma esaustivo. Anche io mi sento nella categoria dei multipotenziali e, a volte, è davvero difficile dover fare i conti con questa realtà.
Il mio bisogno di non volermi dedicare solo ad un ambito, desiderando approfondire altri campi di applicazione del mio potenziale, non lo percepisco sempre come un vantaggio.
Dopo aver letto il tuo articolo, però, mi sento meno sola :*
Grazie per avermi fornito questo spunto di riflessione 🙂