Regia: Roman Polanski
Sceneggiatura: Roman Polanski
Cast: Kate Winslet, Christoph Waltz, Jodie Foster, John C. Reilly
Anno: 2011
Faccio difficoltà a scrivere dei capolavori, perché sulla perfezione c’è poco da dire.
Si definirebbe un “film da camera”, che di per sé ha le sue insidie, avendo nella sua caratteristica principale la quasi insostenibile situazione, per un film, di svolgersi tutto in un unico ambiente.
Il cinema ha nelle sue carte gli assi dell’ubiquità, dell’assemblaggio di spazi e tempi, intere vite in 90 minuti e tanti mondi in varie bobine di pellicola. Quando si sceglie la formula del kammerfilm, insomma, si fa quasi teatro. E allora, è la sceneggiatura che deve essere di ferro, gli attori come mondi, devono affascinare, conturbare, convincere, dirigere le attenzioni, costringere le intenzioni. E la regia deve scegliere bene, coinvolgere e non stancare, trovare le angolature adatte in un ambito sin troppo regolare.

I personaggi che si contendono la scena sono quattro, due coppie di genitori che s’incontrano per parlare della zuffa dei loro due figli. Da un contesto di tanto cordiale quanto stridente clima di accomodamento di una situazione imbarazzante, l’atmosfera degenera scricchiolando prima, franando poi, nella più assurda delle scene di rottura della falsa cordialità borghese. Gli equilibri delle coppie si sversano l’una nell’altra, creando e disfacendo alleanze, e come uno strano balletto i fronti e le figure cambiano battuta dopo battuta, introducendo brevi ponti tra l’uno e l’altro, e poi mettendo tutti contro tutti.
Un intero mondo in una stanza.
Le uniche inquadrature esterne all’appartamento in cui si inscena il film, è il parco dove i loro figli prima si scontrano, e poi si riincontrano. Gli unici due momenti di verità della storia, si svolgono al sole.

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