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Falafel Express, seconde generazioni raccontate tra il teatro e il fumetto – [con Video]

Falafel Express è uno spettacolo di Graphic Teatro prodotto dalla Compagnia Lumen. Progetti, Arti, Teatro che ha debuttato il 15 Maggio 2018 a Milano. È una storia originale nata da un’idea di Elisabetta Carosio, anche regista dello spettacolo, e scritta da Roberto Scarpetti. Il cast è composto da quattro attori (Simone Formicola, Gabriele Genovese, Alice Giroldini, Matteo Palazzo) che si muovono in uno spazio scenico composto in parte da uno scenario fisico (curato dallo scenografo Tommaso Osnaghi), in parte da uno scenario visionario curato da un’illustratrice, (Chiara Abastanotti), e una video maker, (io).

Quello che vedete qui sopra è il video di presentazione del progetto per la campagna di Crowdfunding “Viaggia sul Falafel Express” su Ulule.com. Grazie al suo successo abbiamo acquisito la base economica per la start up del progetto. Come potete vedere, l’idea artistica è piuttosto interessante: per raccontare la storia di Mahdi, italiano di seconda generazione, si è voluto usare il teatro mischiato con il fumetto, il fumetto mischiato con il video, la realtà mischiata con la finzione. Com’è andata a finire? Ve lo racconto in questo post.

La storia di Falafel Express

Il protagonista, Mahdi, è nato in Puglia da papà egiziano e mamma siriana, ma vive a Venezia, dove si è trasferito per studiare all’Università. Un normale ragazzo di diciotto anni alle prese con la vita autonoma per la prima volta: lontananza dalla famiglia, esami universitari, amici sfascioni, problemi sentimentali, troppe canne. Il mix di nuove esperienze e qualche situazione difficile lo metteranno di fronte ad una crisi personale che si sommerà a una sorta di confusione sociale e culturale che riguarda la sua identità, il suo posto nel mondo, le sue prospettive per il futuro. Mahdi partirà allora per un viaggio che fisicamente lo porterà lontano ma sarà necessario per riavvicinarlo a se stesso, rispondendo finalmente alla domanda “chi sono io?”. La storia è un racconto di finzione, una parabola metaforica che riguarda un percorso di crescita arricchito dal tema, così strettamente attuale, dell’identità sociale e individuale.

Graphic Teatro: perché teatro e fumetto?

falafel express ispirazioni

La scelta del linguaggio misto è un’intuizione derivata dalla lettura di una graphic novel: “L’arabo del Futuro” di Riad Sattouf, a cui sono seguite altre letture di approfondimento sui paesi arabi, conflitti mediorentali, storie di migrazioni e di ragazzi di seconda generazione. Il teatro, così reale, e il fumetto, così astratto, vogliono quindi trovarsi insieme in uno spazio condiviso di ibridazione di linguaggi che non può che creare una particolarissima azione rappresentativa, tra azione e visione, vicino soprattutto alle generazioni di cui parla, quella dei giovani e giovanissimi di questo paese.

“Abbiamo deciso di parlare di quello che succede in Italia a tanti ragazzi e di farlo con un linguaggio che fosse di impatto anche per loro, per i coetanei del nostro protagonista e fosse godibile anche per tutti gli altri. Il nostro non è un testo politically correct, non è un testo di cronaca e non è un testo che affronta la questione dal punto di vista politico in senso stretto: è una storia individuale affrontata con ironia e anche leggerezza, ma sappiamo che raccontare di alcune cose in alcuni momenti storici è un gesto politico. Da questo punto di vista cerchiamo di essere più coscienti organizzando prima e in concomitanza dello spettacolo altre attività per conoscere persone e studiare.” – Elisabetta Carosio, ideatrice e regista di Falafel Express.

Falafel Express non si ferma al teatro

Nelle prospettive di questo lavoro, il lato “graphic” non si ferma al teatro, e il lato “teatro” non si esaurisce in se stesso. È infatti nel progetto quello di raccontare la storia di Mahdi anche sulla carta stampata, facendola diventare una vera Graphic Novel, e organizzare laboratori espressivi per ragazzi di seconda generazione al fine di generare nuovi tipi di esperienza e dialogo.

Come si anima un fumetto a teatro, o, per lo meno, come lo abbiamo fatto noi.

falafel express esercito illustrazione chiara abastanotti

La sfida iniziale del fumetto animato

Il progetto, come spiegato, è molto intrigante. Quello che è stato particolarmente interessante per me era ciò che c’era alla base delle richieste della regia. I fumetti che dovevano essere animati non volevano diventare in alcun modo “cinema”, resistendo in parte a cedere ad un’affascinante deriva stilistica. Il linguaggio del fumetto doveva mantenere la sua natura bidimensionale, fissa, resistente alla sensualità del realismo e allo stesso tempo doveva acquistare un movimento, “vivere” al di fuori della carta. Il fascino dell’ibridazione dei linguaggi artistici stava tutto in questi meccanismi da scoprire e da sperimentare. “Come si muove, dunque, un fumetto?”, o, più precisamente: “come si muove un fumetto a teatro?”. Queste sono state le domande dietro ad ogni video animazione dello spettacolo.

falafel express illustrazione di chiara abastanotti

Teatro, Fumetto e Video. Siamo partite così.

Una regista, un’illustratrice, una film maker: siamo partite in questo modo. La ricerca della collaborazione è iniziata ovviamente da Elisabetta Carosio, la regista e ideatrice del progetto. La ricerca di un illustratore si è conclusa nella scelta di Chiara Abastanotti, che non solo è una disegnatrice di evidente talento, ma ha una accumulato una certa esperienza di esecuzione di disegni live durante eventi musicali e/o teatrali. In effetti, la prima idea registica era quella di uno spettacolo accompagnato da un disegno “in progress”, eseguito nello stesso tempo della performance teatrale. In seguito, la valutazione della complessità e della lunghezza della messa in scena ha fatto scartare l’opzione dell’illustrazione dal vivo spostandosi su quella della realizzazione delle video animazioni. In questa seconda fase sono stata contattata e “tirata a bordo” del Falafel Express.

I primi incontri per definire quello che era necessario fare si sono svolti a Febbraio del 2018. Il principio di ogni operazione, ovviamente, è stato il testo. A partire dal copione, la regista ha stilato una scheda tecnica di animazioni alla quale è seguita una fase discorsiva in cui abbiamo discusso la fattibilità delle richieste e le possibilità realizzative. Una volta deciso cosa fare e come, abbiamo elaborato una strategia operativa (tempi, modalità di lavoro, etc.) e siamo passate alla produzione vera e propria del materiale concordato.

Il Team Animazioni

falafel express istantanea lavorazione

Da un punto di vista tecnico, gli strumenti utilizzati sono stati fogli e matite, scanner digitali e software di grafica, editing video e di animazione, Gmail e Whatsapp (rido). Dal momento che il nostro lavoro era strettamente interdipendente è stata necessaria una buona coordinazione interna, resa ancor più indispensabile dal fatto che molto spesso non lavoravamo in uno spazio condiviso dove confrontarci nell’immediato.
Alle prime direzioni scritte, sono seguiti gli storyboard della regista. Grazie ad essi la comprensione delle istruzioni erano più chiare, e più agevole organizzare di conseguenza il lavoro da fare. Di seguito, la fase illustrativa non poteva fermarsi alla semplice realizzazione dei disegni, ma era necessario pensare prima agli elementi mobili dell’animazione, tanto da poter concepire nativamente un disegno “a livelli”. Una volta fatto e portata a termine anche questa fase, potevamo procedere all’animazione video delle parti disegnate.

E poi, finalmente, in teatro.

Non c’è modo di capire se una cosa funziona se non la si vede nel contesto per cui è stata studiata. Quando è giunto il momento delle prove, noi eravamo pronte e curiose di vederne il risultato. Sono tanti gli elementi che dovevano coincidere, e molte cose hanno avuto bisogno di continui ritocchi e aggiustamenti, ma il risultato complessivo del test sulla scena era di grande impatto. La misura dell’effetto complessivo, comunque, è imprescindibile dal valore del testo teatrale, dalla qualità della direzione registica, dalla decorazione scenografica e dall’insostituibile contributo degli attori, veri animatori della storia.

Cos’ha di speciale questo progetto

Il teatro ha già di suo una natura fortemente sintetica. Mette insieme corpo, parola, musiche e materiali scenici in un contesto live e tridimensionale, e ogni linguaggio si mescola e rinforza l’altro, rendendo unico il risultato. Inserire l’immagine del fumetto in un contesto già così denso non era una scommessa semplice da raccogliere: è necessario creare un opportuno spazio simbolico e una buona sinergia tra ciò che è materiale e ciò che è visionario. Ce l’abbiamo fatta? Questo solo l’esperienza del pubblico potrà raccontarcelo.

5 buoni motivi per cui andare a vedere Falafel Express a teatro (secondo me):

  1. Tratta di una tematica quanto mai attuale e importante, ma lo fa con brio e leggerezza. Come ha scritto la regista, parlare di italiani di seconda generazione è un’esigenza dei tempi che viviamo in Italia oggi, ma è posibile farlo anche con il tono leggero e sognante della storia di Falafel Express. Mahdi, Caterina e Orso, Mariam, Yussuf e Tareq non esistono nella vita reale: sono personaggi di fantasia che ci aiutano a guardare meglio attraverso una certa condizione dell’attualità, tra un sospiro e una risata.
  2. Mahdi, il protagonista, è uno di noi. La sua storia riguarda il delicato passaggio dalla giovinezza all’età adulta, il momento in cui ti trovi ad avere a che fare con nuovi interrogativi e nuove sfide. Il non sapere qual è il proprio posto nel mondo, l’incertezza sul futuro e le sue domande: “chi sono?”, “cosa farò domani?” e “cosa ci faccio qui?” sono le domande che ci siamo fatti tutti, se non ce le stiamo ponendo ancora adesso.
  3. L’uso di più linguaggi espressivi crea un mix speciale. L’ho ripetuto fino alla nausea: l’ibridazione dei codici di rappresentazione riserva delle emozioni inedite nella scatola nera del teatro. La forma e l’immagine brillano sul palco, le illustrazioni sono bellissime e il contesto teatrale le accoglie e le fa esplodere con grande suggestione.
  4. Il cast è straordinario. Matteo, Alice, Gabriele e Simone, gli attori che danno vita ai personaggi, sono divertenti e toccanti, dinamici e leggeri, energici e convincenti. Affrontano una messa in scena non semplice facendolo senza mostrar fatica, con fluidità e mestiere.
  5. La regia è insieme esplosiva, delicata e toccante. Non poteva non essere così: la direzione di tutti questi elementi (attori, oggetti, disegni e proiezioni) è ricca e sorprendente. Si passa da momenti surreali a poetici, dal registro comico a momenti drammatici. Nell’idea registica c’è una componente ludica e visionaria che rende il testo realmente “fumettistico”, pur mostrando un grande rispetto per la problematica sociale ed esistenziale che presenta.

E tu? Hai visto Falafel Express a teatro? Vorresti vederlo? Il tuo pensiero a riguardo mi interessa molto. Scrivimelo nei commenti, se ti va, e parliamone insieme!

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